Pubblicazioni
Muretti e ponticelli. Una storia a più voci
Lo stile del Veritas è uno stile di ascolto delle diverse istanze, senza preclusioni. Per questo si tratta di un servizio prezioso, perché cerca di dar voce ai diversi punti di vista sui temi che propone. In tal senso il lavoro del Veritas si colloca pienamente nella tradizione ignaziana che tende a favorire il dialogo tra punti di vista diversi, per creare ponti, senza trascurare di mettere in evidenza i criteri con cui verificare la tenuta e la solidità delle differenti posizioni.
Lettera di p. Carlo Casalone S.I.
a mons. Eugenio Ravignani, 28 maggio 2013
I Gesuiti e gli Asburgo. Presenza della Compagnia di Gesù nell’area meridionale dell’Impero Asburgico nei secoli XVII-XVIII
Edizioni LINT Trieste S.r.l. 1995, pp. 217
Aurelio Andreoli e il Centro Culturale Veritas di Trieste
MGS Press, Trieste 2006, pp. 206
Il Centro, sua istituzione originale e multiforme, da un lato offre una base di azione per varie associazioni cattoliche e dall’altro costituisce un punto di riferimento prezioso sui problemi più scottanti tra religione, cultura, sociologia e politici seguiti con attenzione anche da intellettuali non sospetti di simpatie confessionali.
Molteplici iniziative vengono sviluppate dal centro sul piano religioso, spirituale, pastorale e sociale. Multiformi ed esemplari le attività svolte dal Centro in senso stretto, dal Centro Azione Umana per l’assistenza e dal Centro Azione Umana Inserimento che si occupa dei carcerati dentro e fuori dall’istituto di pena. Da sottolineare anche l’intensa, continua e sistematica attività formativa del piccolo esercito di collaboratori e volontari.
Il Centro Culturale Veritas, in estrema sintesi, si sviluppa lungo le direttive dell’inculturazione della fede e dell’evangelizzazione delle culture così che il vangelo, calandosi nella storia, non annulli la propria identità e l’uomo, accogliendo il vangelo, non eluda la propria laicità.“Tutto quello che vi ho insegnato o cercato di insegnare di Gesù, della Madre santa, della Chiesa, della carità, del bene è vero, vero, vero. Sono le uniche cose vere che ci siano perciò credeteci sempre e vivete più che potete e soprattutto per esse e secondo esse”.
P. Aurelio Aureoli s.j.Sergio Galimberti, laureato in chimica all’Università di Trieste, è stato assistente universitario, dirigente aziendale, consulente del lavoro, amministratore pubblico, attivo nelle organizzazioni professionali e di categoria. Collabora con vari giornali e riviste; è impegnato nella vita ecclesiale; è promotore di iniziative culturale ed editoriali. Come saggista si è occupato di sociologia religiosa, magistero ecclesiale, riflessione teologica e dialogo interreligioso.
Gesuiti a Cividale del Friuli. I Manuscripta Forojuliensia
Cividale del Friuli 3 settembre 2006, pp. 186
I rapporti della città di Cividale con la Compagnia di Gesù non datano solo dagli inizi del secolo scorso, ma risalgono addirittura al XVII secolo. Il 23 marzo 1672 il Consiglio Cittadino, su sollecitazione del Provveditore Generale veneziano, “riflettendo all’incessante declinatione di questa nostra Città .. spopolata dall’influenza maligna di pestifero contagio (il protestantesimo) e disertata dall’impietosa sorpresa di guerra (di Candia) spietata ..”, onde “ovviare a tale jattura e morale e materiale, unico mezzo sembrò ai cittadini, per l’andazzo calamitoso dei tempi, di chiamare la Compagnia a fondarvi una scuola e convitto a Cividale ..”. A tale scopo il Consiglio si impegnava a reperire le necessarie risorse così da “facilitare in tutte le maniere più aggiustate per l’introduttione delle scuole e Studio di lettere con la scorta e disciplina virtuosa, come è notoria al Mondo, dei RR. PP. Gesuiti”, sottolineando peraltro “l’amenità dell’aria salubre e la lunga quiete di non interrotta pace”. La cosa poi non andò a buon fine.La presenza dei Gesuiti a Cividale nel secolo scorso non si concluse con la partenza di Novizi e Filosofi nel 1915, essa continuò anche durante e dopo la Prima Guerra mondiale; testimonianza ne è il manoscritto di p. Giacomo Bettineschi, Diario di guerra, una cronaca quotidiana della disfatta di Caporetto, tra il settembre 1917 e l’ottobre 1918.A quasi cent’anni di distanza, il Comune di Cividale e il Centro culturale Veritas di Trieste intendono fare memoria di quella presenza, ripercorrerne i luoghi, sottolinearne l’importanza promovendo questo Convegno in occasione della consegna da parte della Compagnia di Gesù di una copia originale dei Manuscripta alla città di Cividale.
prof. Claudio Mattaloni
Cividalese, insegnante -, da lungo tempo si dedica alla ricerca delle testimonianze del passato riguardanti, in particolare, la storia e l’arte della città ducale e del suo territorio.
L’esito dei suoi studi e ricerche d’archivio è stato, in parte, reso noto con una nutrita serie di articoli su periodici e riviste scientifiche e la pubblicazione di una decina di libri.
Collabora con Associazioni ed Istituzioni culturali, scrive per periodici e riviste scientifiche, è coordinatore redazionale dell’Annuario del Museo Archeologico di Cividale, diffonde le conoscenze sulla sua città anche in programmi radiofonici e televisivi.
Relativamente all’ambito degli studi storici, è consigliere della Società Filologica Friulana, membro del Centro di Toponomastica Friulana e Socio Corrispondente Nazionale della Deputazione Storia Patria per il Friuli.
P. Antonio Banchig. Gesuita di frontiera (Tarcetta 1814-Gorizia 1891)
Most società cooperativa a.r.l. Čedad – Cividale del Friuli, 2007, pp. 286
P. Antonio Banchig nacque il 17 ottobre 1814, a Tarcetta, paese della parrocchia che in passato era detta San Pietro degli Slavi, oggi San Pietro al Natisone, nell’arcidiocesi di Udine. Dopo aver terminato gli studi nel seminario di Udine con lodevoli risultati e la soddisfazione dei superiori, fu consacrato sacerdote nel mese di marzo del 1837 e per alcuni anni fu in cura d’anime. Il 18 gennaio 1844, a Verona, entrò nella Compagnia di Gesù. Al termine del noviziato gli fu offerta la possibilità di ripetere gli studi per prepararsi alla professione religiosa oppure se, contento dell’incarico di coadiuvatore spirituale, andare subito a fruttificare nella vigna del Signore. Scelse la seconda opzione. Da allora, per tutto il tempo che visse nella Compagnia e finchè le forze glielo permisero, svolse l’incarico di oratore sacro.
Si distinse in ogni genere di predicazione: quaresimali, mesi di maggio, novene, tridui, panegirici, esercizi spirituali a persone di ogni condizione, missioni. Per quanto riguarda le missioni al popolo si può affermare che nelle arcidiocesi di Udine e di Gorizia esse ebbero inizio per opera di p. Banchig, mentre prima erano quasi del tutto sconosciute.Allorché, a causa dell’avanzare dell’età e dello scemare delle forze, non poté più viaggiare, si dedicò totalmente ad opere di zelo a Gorizia. Istituì la Società di Santa Elisabetta. A lui è dovuto l’asilo di San Giuseppe, l’oratorio presso San Rocco, la Congregazione Mariana degli uomini. Fino a quando poté, ogni giorno si recava ad ascoltare le confessioni nel tempio di sant’Ignazio. In una parola si può affermare che fu totalmente dedito alla ricerca della salvezza delle anime. Morì l’11 ottobre 1891. riposi in pace.
Gesuiti a Trieste
MGS Press, Trieste 2008, pp. 222
Questo libro, pur non avendo la presunzione di essere un libro di storia della Compagnia di Gesù a Trieste, aiuta, gesuiti e non, a vedere finalmente raccolti in un solo volume saggi che affrontavano finora solo frammenti isolati e che qui sono in qualche modo raccolti in forma organica.“Costruttori di prestigiosi edifici, fondatori di scuole auliche e popolari, fedeli alla corte e al papa, interlocutori e polemisti con le culture dei lumi, dei nazionalismi e delle varie forme di laicismo; soppressi dispersi rinati, i gesuiti sono la metafora della storia complessa, travagliata, contraddittoria della città di Trieste. “Stare nei luoghi della contraddizione, della periferia, della frontiera, della conflittualità: proprio questo è lo specifico dell’Ordine fondato dal santo cavaliere e mistico Ignazio di Lodola che ha voluto la sua “minima” Compagnia sempre attenta e audace per la maggior gloria di Dio, ad majiorem Dei gloriam”
Dalla prefazione di p. Francesco Tata S.I., Praepositus Provincialis
1989. L’eccidio di San Salvador. Quando l’Università è coscienza critica