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Mercoledì 24.05.2017 – ore 18.30 – Ripensare il cristianesimo nella complessità – con dom Giorgio Bonaccorso

Autore // veritas
Postato il // 22 mag 2017

La prossima e ultima conferenza organizzata dall’Associazione Centro Culturale Veritas nell’ambito del programma “CONFLUENZE. Dalla multicultura all’intercultura” si terrà mercoledì 24 maggio 2017 alle ore 18.30 nella nostra sede di via Montecengio 2/1a. Relatore  dom Giorgio Bonaccorso, benedettino, teologo e liturgista dell’Istituto Santa Giustina di Padova il quale tratterà il tema “Ripensare il cristianesimo nella complessità”.

La conoscenza della complessità presenta alcune costanti, ossia alcuni aspetti che tornano continuamente nonostante la diversità degli ambiti in cui si manifesta. Nel suo intervento dom Bonaccorso intende indicare alcuni  punti che sembrano più rilevanti per la riflessione teologica.

Nell’epistemologia della semplicità prevale l’attenzione all’oggetto a cui è riconosciuto una costituzione originaria, ossia previa rispetto alla relazione con altri oggetti. Nell’epistemologia della complessità prevale l’attenzione al sistema a cui è riconosciuto una costituzione originaria rispetto ai singoli oggetti.

L’effetto teologico della prima impostazione è una comprensione della tradizione cristiana e in particolare dei testi biblici in termini di “riduzione”: tutto ciò che appartiene alla lunga trama storica della rivelazione e che ha la sua forma congeniale nel racconto, viene condensata in principi semplici che possono essere disposti ordinatamente.

La Parola di Dio però non è la somma di tanti contenuti teologici rintracciabili nella Bibbia, ma un sistema che costituisce l’intera trama dell’autorivelarsi storico di Dio. Trama che la Bibbia rispetta nella sua forma narrativa e che la tradizione cristiana ribadisce quando crea una rete fittissima tra i diversi eventi biblici opponendosi a qualsiasi forma di riduzione del tutto alle sue parti.

La rivelazione cristiana non si identifica con una parte della storia della salvezza, che costituirebbe il principio della storia, ma con l’intero percorso della storia.

Da ciò deriva la coscienza più profonda della fede: quella coscienza, cioè,  secondo cui la fede dà senso all’esistenza senza darne una conoscenza completa.

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